somewhere, sofia coppola, 2010
dove vai?
devo fare pipì torno subito.
metto in pausa?
no, tranquilla. dubito che atterrino i marziani proprio adesso. raccontami quel che succede mentre son di là che piscio.
allora, è su un materassino in piscina.
e cosa fa?
niente.
galleggia.
galleggia.
galleggia.
galleggia lentamente fuori campo.
ora è uscito fuori campo.
ma dai. e poi?
adesso sta scolando degli spaghetti.
sembrano scotti.
sì sì, son proprio scotti.
ora li mangia.
oh ma che film di merda.
eh.
manuale di sopravvivenza nei boschi.
prima o poi vi capiterà di andare a funghi con il babbo della signorina.
voi di funghi non ne saprete una mazza, lui invece ne saprà una più del demonio.
ad un certo punto troverete dei prataioli, lui comincerà a dirvi quanto sono buoni e poi vi spiegherà esiste anche un’altra varietà di prataioli ancora più buona, li riconosci perchè hanno le lamelle rosa e odorano di marijuana.
se siete ragazzi svegli e siete capaci di riconoscere al volo una domanda a trabocchetto risponderete marijuana? è un odore che non conosco.
cercate di non mettervi a ridere, nel dirlo.
un mondo migliore.
poi magari appena veniamo fuori dalle crisi di governo dalle crisi economiche dalle crisi internazionali dai politici che vanno in televisione dalle mogli dei politici dai condoni da tutte queste cose importanti facciamo una legge dove si dice che i vasetti di yogurt bianco dolce, ci deve essere scritto bello grande che è DOLCE.
porca puttana.
son soddisfazioni.
non scrivo mai lo so lo so lo so mi dispiace ho aperto lo studio qui è una fatica non ho tempo per fare le cose più essenziali, figuriamoci scrivere, ci vuol pazienza.
dopo lunga tribolazione mi è arrivato il telefono nuovo, ho pensato che era cosa buona provare a vendere quello vecchio, che mica faccio la collezione, di telefoni, ho fatto una foto veloce ho compilato il modulo ho mandato l’annuncio. su uno di quei siti di annunci, si chiama subito, questo sito. ho compilato, ho mandato il mio annuncio. dopo un po’ mi è arrivata una lettera elettronica diceva Ciao, Ti preghiamo di modificare il tuo annuncio in quanto viola la seguente regola di subito.it: non è consentito inserire foto prese da cataloghi. Ti ricordiamo inoltre che le immagini sono protette dalla legge sul copyright, per questo motivo non sono ammesse immagini copiate da altri siti.
la prossima volta che devo vendere qualcosa su internet, chiedo a un vicino di casa se la foto me la fa lui, cortesemente, che le mie son troppo belle.
a settembre facciamo i conti.
volevo poi comunicare, non so come mai non mi è venuto di dirlo prima, hai visto che roba a forza di invecchiare le cose importanti passano anche di mente.
volevo poi comunicare che alla fine lo faccio davvero. apro il mio studio fotografico. che magari detta così sembra una cagata, che potrebbe sembrare che non ci vuole niente ad aprire uno studio fotografico.
e invece mi vien da dire che di tutti i passi lunghi che ho fatto nella mia vita vissuta fin qui, questo è il passo più lungo di tutti.
roba che neanche il mago silvan.
ieri sera ero in un locale a fotografare, non stavo neanche tanto bene mi sa che tutti questi cambi di temperatura il mio fisico vecchio e stanco comincia a accusare i colpi secondo me ho la febbre ieri sera ero lì dovevo fare delle fotografie una fatica.
ad un certo punto mi si è avvicinata una, mi fa ma tu sei il famoso tuscìo? con l’accento sulla i. sono io.
ci vuol pazienza, va bene.
poi il problema vero è che ero molto stanco, con la febbre, la mia capacità di sopportazione era bassa e c’era pieno di donne giovani con ai piedi le ballerine. le scarpe, intendo. e io con le ballerine ho un problema grosso, mi fan scappare la voglia di figa istantaneamente. verso fine serata era tardi c’era una ragazza, abbastanza carina, molto minorenne, che era stata gentile mi aveva dato una mano a radunare delle persone che dovevo fotografare, solo, anche lei ai piedi le ballerine.
senti non ce la faccio, che mi stai simpatica sei stata anche gentile volevo dirti, se possibile le ballerine non te le mettere mai più.
non ti piacciono?
no, guarda scusami, non le sopporto.
ah, va bene.
ha aperto la borsetta, ha tirato fuori un paio di scarpe tacco dodici le ha messe per terra mi posso appoggiare un attimo?
si e appoggiata alla mia spalla, si è tolta le ballerine e si è arrampicata sul tacco dodici ha fatto sparire le ballerine nella borsetta.
ti è andata male che sei molto minorenne e che sono già molto innamorato della mia signorina, perchè fossi stato un uomo libero, dopo un colpo di scena così ti avrei limonata durissimo.
vietato dare da mangiare alle scimmie.
ormai son passati degli annetti, c’è stato un periodo che frequentavo una signorina che abita a milano. ogni tanto la cito ancora, mica per altro, è che mi dava degli spunti di riflessione interessanti. e allora c’erano delle volte che andavo a trovarla a milano, siccome sono una brutta persona ormai lo sanno tutti le prime volte neanche me ne rendevo conto giravo con lei per le strade di milano e mi veniva da dire delle cose come oh ma che città di merda che brutta vita guarda che facce tristi i milanesi. poi veniva a trovarmi lei a vittorio veneto dove vivo, io neanche ci facevo caso giravamo per vittorio veneto le dicevo delle cose come guarda come si sta bene senti che aria buona come son buoni i tramezzini del bar mica come a milano.
dopo due tre volte che me ne uscivo con questi discorsi su quanto fa cagare milano, la signorina che frequentavo mi aveva fatto notare che non dovevo mica sentirmi in dovere di convincerla che milano fa cagare, che lei a milano ci viveva perchè milano le piace da matti e in un posto in mezzo ai monti tipo vittorio veneto ci si sarebbe spaccata le balle dopo una settimana. e quindi, niente, ho preso atto della mia cafonaggine ho imparato la lezione, le ho chiesto anche scusa, avevo poi smesso con le mie tirate che milano fa cagare, cercavo altri argomenti.
ora son qui a milano per un servizio fotografico era da un po’ che non capitavo a milano mi ero dimenticato, questa mattina sono uscito dalla tangenziale mi avvicinavo al quartiere bovisa pensavo porcocane che traffico. poi guardavo le facce della gente lungo la strada pensavo guarda che facce tristi. poi guardavo le macchine parcheggiate da tutte le parti i palazzi grigi pensavo che città di merda.
solo che a fare sti pensieri mi è tornata in mente quella volta della signorina che abitava a milano ho pensato beh, aspetta a dire che milano è una città di merda, che ci son delle persone che a milano ci abitano per loro milano è una città bellissima, puoi mica sempre fare la figura del cafone. quando sono arrivato nel posto dove dovevo andare a fotografare son sceso dalla macchina ho visto un cartello fuori da una porta mi son detto no dai è impossibile.
che poi mi son sentito in dovere di chiedere informazioni, se era una roba messa lì per ridere o se era una cosa seria. no no, mi han detto, non è lì per far ridere.
e a questo punto mi va anche bene passare per cafone.
certe robe ce le meritiamo.
ero alla coop poco fa, mi son ritrovato nell’angolo riservato alla cultura, mi è tornata in mente mia nonna buonanima che cultrice di una saggezza popolare ormai andata perduta certe volte mi diceva:
quando il diavolo ti sorride, vuol dire che vuole l’anima.
primo aprile.
sono arrivato in studio stamattina che è venerdì neanche il tempo di prendere un caffè mi ha detto il titolare dello studio dove sto lavorando: guarda che oggi sei da solo, l’altro fotografo non c’è.
bene. c’è una vagonata di foto da fare.
e domani mattina saresti libero per venire qui a lavorare?
domani è sabato?
eh sì.
pesce.
cosa?
venerdì epifania.
son stato via quasi due settimane dallo studio dove lavoro di solito, son tornato oggi c’era radioerrediesse.
che abbiamo la radiofonia in diffusione per tutto lo stabile, studio fotografico, uffici e balle varie, la postazione di comando della radio diffusione è in ingresso.
allora cosa succede, che la persona che lavora lì in ingresso mette sempre la radio su radioerrediesse. che è una di quelle radio commerciali brutte che mettono dieci canzoni a rotazione sempre le stesse dieci tutto il giorno. vasco ligabue nannini antonacci jovanotti lady gaga giusi ferreri vasco ligabue nannini antonacci jovanotti lady gaga giusi ferreri vasco ligabue nannini antonacci jovanotti lady gaga giusi ferreri. che otto ore di fila a far lavorare la testa mentre cerchi di fare fotografie decenti, aver di sottofondo della musica di merda sempre la stessa è una roba brutta.
allora quando passo durante la pausa pranzo dalle parti della postazione di controllo della radio, di nascosto metto su radiodue. o su radiocapital. virginradio, delle volte. che non è che siano delle radio belle, però insomma, un po’ meglio di radioerrediesse. il problema è che dura poco, prima o poi la radio viene riposizionata su radioerrediesse non c’è niente da fare.
dicevo oggi sono arrivato in studio a lavorare, radioerrediesse. vasco, nannini eran solo le otto del mattino.
ed è successo che la mia giornata al lavoro è cominciata con un’epifania. una visione, per quelli che non sanno che roba è l’epifania. nella mia testa la mia giornata è iniziata con vasco che gli suona il campanello va ad aprire c’è la nannini tutta nuda. vasco la fa entrare la sdraia a pancia sotto sul divano e comincia a penetrarla analmente senza tanti convenevoli. e mentre son lì tutti e due sudati che godono e urlano di piacere nel salotto buono arriva un meteorite che colpisce la casa di vasco e li disintegra.
più tette per tutti.
il post intitolato porn for dummies ha battuto il post intitolato sommazione temporale sinaptica due a uno. nel senso che il post con la parola porn nel titolo ha avuto esattamente il doppio degli accessi.
a dimostrare che il cervello della gente va avanti a cazzo e figa, per dirla in maniera un po’ prosaica, concedetemi la schiettezza.
e allora cosa volete che vi dica, fanno bene i pubblicitari e mettere le donne nude ovunque anche nelle pubblicità della pastasciutta, ve le meritate.
scusatemi ma a fare questo mestiere mi capita ogni tanto che torno a casa la sera con l’umore un po’ così.
click.
ecco fatto, grazie mille.
ma me la fai vedere subito la foto?
no.
come no? dai sul monitorino della macchina.
no.
ma dai, perchè no?
perchè no.
mi raccomando la maglia di lana.
la signorina che ogni tanto parte va a far le sue gite a un bel momento mi ha detto vado a berlino con delle mie amiche un po’ di giorni.
e io che per quel che mi riguarda sono uno scavezzacollo e del mondo che mi gira intorno mi interesso ben poco, per quel che riguarda gli affetti divento invece protettivo, stavam parlando le ho detto comunque insomma state attente andare in giro la sera da sole per berlino, vuoi che ti procuro uno spray al peperoncino da portarti dietro che non si sa mai?
e lei che è scavezzacollo anche peggio di me mi ha detto ma no che poi mi vien l’ansia, girare con lo spray al peperoncino.
beh, le ho detto, potresti allora girare con una confezione di wurstel nella borsetta. poi se succede che gironzolando vi capita la sfiga di incontrare un autoctono maleintenzionato tiri fuori prontamente i wurstel dalla borsetta, glieli agiti davanti alla faccia poi li lanci lontano. e appena l’autoctono maleintenzionato parte a correre dietro ai wurstel per acchiapparli, voi scappate via.
figura retorica.
mi han detto eh però cheppalle che siam sempre l’ultima ruota del carro.
no, gli ho detto io. non l’ultima ruota del carro. hai presente invece quei carri che trasportano i carichi di letame in giro per le campagne?
eh.
bene. quei carri che son sempre belli pieni, ogni tanto capita che casca giù dal carro dei pezzi di letame, quei pezzi restano poi lì lungo la strada. ecco siete quella roba lì.
sono una brutta persona pt.II
non sopporto i regali obbligatori. mi piace da matti fare e ricevere regali quando viene spontaneo farli in momenti casuali, odio quando bisogna farli perchè è usanza.
le feste comandate, se vi piace farvi comandare fate pure, a casa mia comando io.
il compleanno c’è voluta una vita ma alla fine ce l’ho fatta, riesco a farlo passare inosservato. natale è quello che sopporto meno di tutti il massimo che arrivo a fare è mandare un’email con un augurio un po’ dissacrante e poi sparisco fate un po’ quel che vi pare se vi dimenticate di me meglio se poi non resistete e mi mandate il messaggio di auguri sul cellulare, state tranquilli che non avrete risposta.
e questo con l’argomento del post non c’entra niente non è il tema è solo l’antefatto, non c’è niente da dire al riguardo se non: voi fatevi tutti i regali e gli auguri che volete fate benissimo nessuno vi vuol giudicare io invece sono una brutta persona e va bene così.
l’argomento che mi sta a cuore è un altro e vado ora ad illustrarlo. dicevo appunto che compleanni e natali ho fatto della fatica c’è voluto del tempo ma a forza di dagli e dagli ci son riuscito mi son fatto il vuoto intorno. solo, ci son poi delle piccole falle, non son riuscito ad arrivare proprio dappertutto.
che se ero infallibile a quest’ora ero il capo del mondo mica stavo qui a menare tanto il torrone.
per dire, natale dello scorso anno arrivo a bergamo mia mamma mi consegna un pacchetto mi dice questo te lo fa avere non mi ricordo più quale amica o lontana parente. ecco. apro, lettere contro la guerra, tiziano terzani, edizioni tea 2004. potresti chiamare per ringraziare. sì potrei ma non chiamo. comunque bello. mai letto, mollato in camera mia vecchia a bergamo.
poi, sempre per dire, in un periodo successivo al mio ultimo compleanno passo dai miei a bergamo, di nuovo mia mamma prendi questo te lo manda la rosina. che è un’amica di famiglia non la vedo saranno otto anni. potresti chiamare per ringraziare. mamma, ancora? apro, la fine è il mio inizio, tiziano terzani, edizioni tea l’anno non lo so ora non ce l’ho sotto mano, che quella volta ho detto va bene me lo porto a casa a vittorio veneto poi magari lo leggo. è finito in libreria, mai aperto. due giorni fa arrivo a bergamo dai miei per natale, oggi è venuto a pranzo il moroso di mia sorella, povero cristo ci siam visti poche volte ancora non ha capito che sono una brutta persona, non poteva saperlo, è arrivato con un pacchetto contenente una bottiglia di vino buono che l’ho aperta poi subito l’abbiam bevuta a pranzo e buonanotte signor lenin, tiziano terzani, edizioni tea 2009.
bravo grazie, ma gli ho detto fammi una cortesia grande non azzardarti mai più a farmi dei regali, per favore.
ora, sto cazzo di tiziano terzani, si può sapere cosa vuole? ne parlavo casualmente un paio di mesi fa con un mio collega fotografo, mi diceva che è un giornalista, molto bravo, morto di una brutta malattia, molto appassionato di asia, che ha sempre fatto il corrispondente dagli esteri, un figo, mi diceva questo mio amico fotografo, scrive anche molto bene piace a tutti.
ma dai, gli dicevo io, eh sì mi diceva lui.
però lo stesso, questi libri che siccome piacciono a tutti allora la gente li regala a colpo sicuro perchè poi di sicuro piacciono anche a me, mi viene una tristezza, non mi viene neanche voglia di sapere cosa ha da scrivere tiziano terzani.
adesso è una certa ora son qui nel letto che sto leggendo dei libri che mi son comprato, ne leggo uno dietro l’altro in questi giorni di vacanza a casa dei miei che quando son tranquillo e ho del tempo riscopro il grande piacere della lettura, son qui nel letto nella mia vecchia camera mentre giravo pagina mi son guardato intorno mi è cascato l’occhio sui libri miei che son rimasti qui, lettere contro la guerra, tiziano terzani, edizioni tea 2004.
e va bene, basta coi pregiudizi basati sul nulla adesso vediamo. l’ho preso su ho letto le prime tre pagine. comincia, questo libro, con la faccenda dell’undici settembre lo sappiam tutti le torri gemelle gli aerei l’attentato. e tiziano terzani comincia questo libro, dice sostanzialmente, parafraso, che si sta facendo i cavoli suoi lo chiama un suo amico gli dice accendi la televisione lui accende in tempo per vedere il secondo aereo che si schianta sulla seconda torre, gli vien da pensare, cito, pearl harbor, questa è una nuova guerra.
ma dai. pure io mi ricordo ho fatto un pensiero simile, ho pensato quella volta, bon è fatta adesso scoppia la terza guerra mondiale e siam ciavati.
e dopo? e dopo tiziano terzani scrive che sta delle ore a guardar la cnn veder cosa succede poi, cito di nuovo testualmente, uscii a fare una passeggiata nel bosco. mi ricordo con quanto stupore mi accorsi che la natura era indifferente a quel che succedeva: le castagne cominciavano a maturare, le prime nebbie a salire dalla valle. nell’aria sentivo il solito, lontano frusciare del torrente e lo scampanellio delle capre della brunalba.
fine della citazione testuale e poi va avanti a scrivere delle cose così.
credo, che vada avanti così, perchè io non son mica riuscito ad andare oltre.
a crismas carol pt.II
è da molto che non scrivo, è per via del fatto che ultimamente con il mio lavoro di fotografo ci sono dei problemi, c’è la crisi, lo studio dove lavoro ci sono in piedi di quei disastri allora son tribolato. tribolato vuol dire che va ben la crisi dello studio dove lavoro, che la crisi ultimamente ce l’hanno addosso tutti, ma mica posso stare qui ad aspettare di veder la nave che affonda. quindi ho dei progetti in testa, delle cose mie fotografiche, adesso è prematuro parlarne però insomma tutte queste cose, ho la testa che macina in una direzione soltanto, certi giorni arriva ad essere snervante, trovare anche le forze per scrivere è una cosa in più.
poi, volevo approfittare per raccontare, una settimana fa nel bel mezzo di tutti questi macinamenti fotografici è arrivato anche un deficiente a dirmi che secondo lui non ho passione per la fotografia. me l’avesse detto in un altro contesto storico avrei anche abbozzato, ma venire a dirmelo in questo periodo qui è stata una di quelle occasioni della mia vita in cui mi è venuta seriamente voglia di menar le mani. ma ci vuol pazienza con certa gente.
poi ora è natale, il natale se fosse per me continuerei tranquillamente a macinare con la testa, a programmare le cose che devo tirare in piedi nei prossimi mesi, che del natale da quando ho raggiunto l’emancipazione mentale non è che me ne sia importato più molto. e invece, pausa. che il natale lo passo coi miei genitori mia sorella a bergamo, questi giorni son fisicamente lontano dai progetti dai macinamenti mentali, e allora mi riposo la testa. ho comprato anche dei libri da leggere che ho del tempo per leggere. prima ero sul divano dei miei genitori, ozy che mi russava tra i piedi, stavo leggendo questo libro si chiama autobiografia della mia infanzia, ugo cornia, edizione 2010 topipittori dieci euro lo trovate in tutte le migliori librerie. e ugo cornia ha scritto dentro questo libro una cosa bellissima della sua infanzia che appena l’ho letta mi son venuti in testa tutti dei ricordi della mia, di infanzia. che questa cosa me l’ero completamente dimenticata e invece era proprio così, quando da piccoli andavamo al cinema coi genitori succedeva spesso una cosa che adesso sarebbe impensabile e invece a quei tempi era davvero normale, arrivavamo al cinema che il film era già cominciato da un bel pezzo, o stava addirittura per finire, entravamo in sala e ci sedevamo col film che stava finendo, guardavamo il finale. poi si riaccendevano le luci dopo dieci minuti il film ricominciava daccapo e vedevamo la parte del film che ci eravamo persi prima. quando arrivava il punto del film dove avevamo iniziato a vederlo, se era un bel film lo riguardavamo fino alla fine, altrimenti ci alzavamo e andavamo via.
non va bene per niente.
ho scoperto in queste settimane, se può interessare, che faccio questo mestiere il fotografo essenzialmente per sentirmi dire che son bravo. quando faccio i lavori poi li consegno che poi mi pagano anche, il fatto che poi mi paghino non è certo indifferente. però quando mi pagano quando consegno i lavori devo anche sentir dire che son bravo. se no tanto vale che andavo a lavorare in catena di montaggio. con tutto il rispetto per chi lavora in catena di montaggio, che ci ho lavorato pure io in catena di montaggio, mica parlo tanto per parlare.
non so, sarà una roba stupida quanto diavolo vi pare, ma se non mi dicono che son contenti delle foto che ho fatto, allora non va bene per niente.
poi ora sono anche un po’ ubriaco, magari non conta.
ieri mi han chiamato per fotografare un concerto, sono andato per far due chiacchiere, veder se la cifra che chiedevo andava bene. ho chiesto anche poco. che coi tempi che corrono meglio volar bassi.
mi han scritto un’email oggi, mi han scritto così. che anche lì, almeno telefonami. mi han scritto
La proposta che ci hai fatto è molto interessante ma non rientra nei nostri programmi attuali farci un servizio fotografico professionale.
Se in futuro avremo questa esigenza ti contatteremo.
Grazie per la disponibilità.
ho pensato, ma se non volevate fare un servizio fotografico professionale, cosa mi avete chiamato a fare? andavate al dopolavoro ferroviario, un pensionato che vi faceva due foto gratis lo trovavate, secondo me.
kindergarten dustin hoffman
arrivo in un locale verso le due del mattino e il buttafuori mi dice guarda al momento è pieno dovete aspettare qua fuori una mezz’ora se volete entrare.
che poi diciamo va beh stiam qua un attimo fumiamo una sigaretta aspettiamo gli altri poi decidiamo dove andare.
la sigaretta la fumano gli altri, io no che sto cercando di guarire da una bronchite son pure sobrio che con gli antibiotici meglio non bere lo sanno tutti.
piove, tra l’altro.
e mentre siam lì a fumare la sigaretta aspettare gli altri dire due scemate sotto il tendone fuori da questo locale ogni tanto la porta si apre escono degli adolescenti a fumare una sigaretta insieme agli adolescenti esce dalla porta anche un po’ della musica che viene da dentro, la musica che viene da dentro è my sharona dei the knack.
l’assolo di chitarra in my sharona, se si tiene conto che l’han suonato nel 1979, è un assolo di chitarra veramente bello.
però.
che mi si chieda di stare mezz’ora sotto l’acqua sobrio alle due del mattino per poter entrare in un posto a sentire my sharona mi sembra fantascienza.
andiam bene.
che c’è la crisi, per tagliar le spese siam qua in studio col riscaldamento spento. e io sto prendendo una medicina per i bronchi, nel foglietto c’è scritto che può provocare delirio tossico.
per fortuna che c’è wikipedia.
Ramengo xe uno ke gira de qua e de là, sensa arte nè parte, un strasòn, uno ke no trova pace. El termine inglexe xe rover. Se dixe “ma va’ ramengo” par dire “va’ in małora”. A Venezia i dòpara ‘n’espresion pi łonga: “ma va’ ramengo ti e i to morti “.
stavolta i vecchi pomponi son loro, mica io.
è successo che mi han chiamato a fotografare in teatro un concorso per giovani suonatori di strumenti ad arco.
la prima sera è andata bene. la seconda sera prima di cominciare è arrivato lì il direttore artistico mi ha detto senti, ci sarebbe un problema, la giuria ha chiesto che il fotografo non fotografi i finalisti mentre suonano, per non disturbarli. quindi dovresti fotografarli solo quando arrivano sul palco che fanno l’inchino. per il resto devi essere invisibile e non devi emettere alcun rumore.
eh, gli ho risposto, allora vado a casa che facciam prima.
che quando arriva qualcuno che vuole spiegarmi come si fa il mio lavoro in genere cominciano subito a girarmi i maroni.
invece ho portato pazienza, abbiam discusso un attimo, gli ho detto di stare tranquillo che nessuno si sarebbe accorto della mia presenza.
insomma, poi son successe anche delle altre cose, con questo direttore, ci siamo incrociati di nuovo a fine serata, non sto qua a raccontarla per filo e per segno perchè non interessa a nessuno come è andata di preciso la faccenda.
sta di fatto che mi è sembrato che in tutte e due le serate i finalisti che si esibivano sul palco con i loro violini, le loro viole, i loro violoncelli, eran ragazzi che andavano dagli undici ai ventotto anni o giù di lì, non fossero assolutamente disturbati dalla mia presenza. anzi, appena si accorgevano che li stavo fotografando si mettevano anche un po’ in posa. e poi dopo il concerto venivano a chiedermi ma le foto per averle cosa dobbiam fare?
ecco posso sbagliarmi ma forse era la giuria, che era composta da persone che andavano dai settanta ai centoventi anni, ad esser disturbata dalla presenza del fotografo. e visto che per non disturbare la giuria io la seconda sera ho fatto delle foto che non son contento per niente, delle foto che ho fatto, che mi è toccato stare lontanissimo dal palco immobile senza spostarmi mai, adesso mi vien da dire a queste persone della giuria, al direttore artistico, che se è pur vero che continuano da quattrocento anni a suonare sempre gli stessi spartiti, è vero anche che la gente che quegli spartiti li suona nel frattempo un po’ è cambiata. e sarebbe il caso che se ne rendessero conto.
la verità vi farà liberi.
questa cosa avrei voluto scriverla un anno fa, poi mi sembrava un po’ una scemata priva di mordente, avevo lasciato perdere.
adesso, a distanza di un anno esatto è ancora una scemata priva di mordente non è cambiato nulla.
niente, questi posti dove vivo sono immersi nel verde, abbiamo le colline venete, la pedemontana le prealpi la valdobbiadene, son dei posti fighissimi le colline del prosecco, le chiamano, ce le invidiano tutti. poi c’è la strada del prosecco. poi arrivi nei paesi lungo la strada del prosecco arrivi a vittorio veneto sotto il cartello vittorio veneto c’è un cartello più piccolo c’è scritto città d’arte e del vino. mi pare. una roba così.
comunque.
questi posti immersi nel verde che ci si vive anche bene, la gente se la passa benissimo si spacca di prosecco. la mattina il pomeriggio la sera prima dopo durante i pasti. anche al lavoro spesso e volentieri, prosecco.
ci son degli effetti collaterali. alcuni banali prevedibili scontati, tipo la percentuale molto elevata di padri di famiglia alcolizzati in giro.
poi ci sono degli altri effetti collaterali. che non son visibili a tutti. per dirne uno, quelli che guidano poco secondo me ignorano l’esistenza di questo effetto collaterale che ora vado ad illustrare.
i trattori della vendemmia che in questo periodo per delle settimane girano per le strade portano l’uva vendemmiata dai vigneti alle cantine dove poi fanno il prosecco.
il fatto è che nessuno si lamenta di questa enorme rottura di coglioni rappresentata da un’orda di trattori lanciati a dieci chilometri orari lungo ogni strada percorribile nelle ore in cui normalmente la gente torna dal lavoro. che qui la gente ama il prosecco, non osano mica lamentarsi dei trattori che portano in giro l’uva. fanno finta di niente sopportano queste settimane di strade impraticabili nelle ore di punta. tanto poi arrivo a casa mi spacco di prosecco, pensano nelle loro macchinine piantate in colonna dietro i trattori.
io il prosecco mi fa cagare, vado a birra lo sanno tutti, nella mia macchinina piantata in colonna dietro i trattori mentre cerco di tornare a casa la sera provo a fare un esercizio di immaginazione mi immagino quei trattori anzichè l’uva, pieni di luppolo. solo che poi mi vien da dire, in un paese civile magari i trattori pieni di luppolo fanno una legge, un regolamento comunale, un codice della strada, che i trattori pieni di luppolo possono girare per strada solo dopo le nove di sera, faccio per dire.
ah, un’altra cosa, son passato a veder spinoza.it ieri veder se c’eran scritte cose nuove, in alto a destra nella pagina di spinoza.it c’era un riquadro pubblicitario, su spinoza.it hanno venduto uno spazio pubblicitario c’è la pubblicità di famiglia cristiana che vende la bibbia nel nuovo formato tascabile con guida alla lettura a colori solo sette euro e novanta. bene, ho pensato, bravi, fate gli illuminati andate a leggere spinoza.it fatevi due risate mentre ce lo piantano nel culo e fate finta di niente, che spinoza.it tira su come inserzionista famiglia cristiana.
secondo me no.
venivo al lavoro stamattina, che son finite le ferie era ora, ascoltavo i notiziari alla radio diceva radiodue che in spagna inaugurano una mostra dedicata a federico fellini il regista.
ricordava radiodue che nel 1960 quando è uscito il film la dolce vita, di federico fellini il regista, in spagna era stato censurato dal regime franchista, sosteneva inoltre radiodue che dopo questa censura franchista, se oggi fosse ancora vivo fellini sarebbe doppiamente contento e onorato di questa mostra dedicata a lui in spagna.
posso sbagliare, ma secondo me mica tanto.
che se era ancora vivo federico fellini il regista, con tutte le rotture di balle che gli han procurato i franchisti che lo censuravano, così come quelli del vaticano che lo scomunicavano, se era ancora vivo altro che onorato, andava fin là gli cagava davanti al portone della sede espositiva.
chest pain waltz pt.IV
io vivo col nervosismo. che ci son delle volte il nervosismo mi entra nel corpo, comincia a spaccare tutto quello che trova.
ai tempi delle superiori facevo il liceo classico andavo in giro a scrivere nei bagni, col pennarello indelebile, hysteria magistra vitae, ora questo non c’entra ma mi è venuto in mente.
il nervosismo non saprei stare senza mi serve per fare le cose. per dire, le fotografie, senza il nervosismo, non riuscirei a farle bene. che ho lavorato con diversi fotografi, con diversi studi fotografici, quando stavo bene, che era tutto tranquillo, tutto filava liscio, facevo delle gran foto di merda. inguardabili, proprio. quando invece sto male, a fotografare, che son tormentato, dei capolavori.
poi ci son delle volte che il nervosismo non riesco a farlo andare dalla parte che vorrei, si trasforma in panico. quando ho un problema che non riesco a risolverlo, comincio a pensare solo a quel problema lì, non ne vengo più fuori. che delle volte sento parlare della gente che ha gli attacchi di panico. non lo so se i miei son proprio degli attacchi di panico. so solo che comincio a girare avanti e indietro per casa penso solo al mio problema che non riesco a risolvere non dormo più.
in queste settimane, un po’ capolavori, un po’ panico.
in casa mia vive anche un cane, lo sanno tutti, la ozy, me l’hanno regalata più di due anni fa è un cane di razza è una bull terrier. che sarebbe uno di quei cani che usano per i combattimenti ha la mandibola più potente al mondo invece la ozy è un cane buonissimo. non lo dico mica per dire, è proprio un cane buono. allora, in queste settimane, vado in giro con ozy, la gente ha paura del mio cane, invece dovrebbe aver paura di me.
queste storie quando si parla dei cani, ho notato, in genere raccolgono l’interesse solo delle persone che gli piacciono i cani, quelli che i cani non gli piacciono, si disinteressano immediatamente smettono di leggere.
comunque. ieri, due volte.
sono uscito la mattina sono andato con ozy alla plurisecolare mostramercato degli uccelli di serravalle, a vittorio veneto, la fanno a ferragosto, c’erano gli uccelli, ozy scodinzolava, c’eran delle poiane, ozy scodinzolava, gli scoiattoli, i rettili, le galline, i gatti africani, i dobermann, che alla plurisecolare mostramercato degli uccelli di serravalle vengono un po’ tutti, mica solo gli uccelli, ozy scodinzolava con tutti quanti. è divertente andare in giro con ozy.
a un certo punto ci è venuta fame, ero con lello potete chiedere a lui vi dice che è andata proprio così, ci fermiamo alla cassa per prendere dei panini, vicino alla cassa c’era uno che si beveva una birra con la sua morosa e con un cane grosso nero, tipo un pitbull, ozy scodinzolava al pitbull, questo qua si è messo a dirmi ebbè? allantanati che si mordono! ma con un tono, mi ha dato proprio fastidio non ci ho visto più non avevo nemmeno voglia di discutere gli ho detto io devo far lo scontrino se il tuo cane è cattivo vedi di levarti tu dai coglioni. l’ho guardato in un modo che ha capito che se diceva ancora una parola gli saltavo addosso e lo mordevo io. mi son girato per fare lo scontrino. lui si è levato dai coglioni.
poi la sera ero in giro per la plurisecolare mostra dell’artigianato a cison di valmarino, non è vero che è plurisecolare, la fanno solo da trentanni c’era pieno di gente ozy scodinzolava a tutti quanti. c’era pieno anche di forze dell’ordine, lungo il viale c’erano anche due dell’anarcotici con i cani antidroga. che si vede che alla mostra dell’artigianato la gente ci va per spaccarsi di canne io non avrei immaginato quando ero giovane fumavo le canne andavo a spaccarmi di canne nei centri sociali no alle mostre dell’artigianato. stavamo passeggiando c’era anche la duse, potete chiedere a lei vi dice che è andata proprio così, siam passati vicino a questi due dell’anarcotici, ozy scodinzolava ai cani antidroga e quello con la divisa mi dice ebbè? allontanati! che anche lì, un tono, dei modi, gli ho detto cattivo cosa c’è sto passeggiando, ti dà fastidio? e l’altro con la divisa, no sai, per evitare… per evitare cosa? gli ho detto allontanati tu, testa di cazzo. e ho tirato dritto. poi dopo mezz’ora li abbiamo incrociati ancora questi due dell’anarcotici coi cani, mi han visto arrivare, han cambiato strada.
quando non avevo ancora vent’anni vivevo coi miei genitori volevo far delle cose, mio padre c’eran delle volte che mi diceva finchè ti mantengo io decido io. e questa cosa mi faceva venire un nervosismo, mi entrava nel corpo, cominciava a spaccare tutto quello che trovava. avevo dei problemi grossi, gestire il rapporto con mio padre, che mi diceva che era lui a mantenermi, decideva lui, non ce la facevo più. sono andato via di casa ho iniziato a lavorare, a mantenermi da solo, a decidere io. poi una volta, è stato l’anno scorso, son tornato a bergamo un finesettimana mio padre aveva restaurato la macchina del nonno, che è poi la macchina che ho guidato per prima avevo sette anni, in sicilia, l’anno scorso mio padre l’ha restaurata mi ha detto allora ti va di provarla? siam partiti siamo andati a farci un giro io e lui appena fuori bergamo guidavo io, ad un certo punto eravam fermi a un semaforo l’ho guardato e per un momento mi è sembrato che avevamo la stessa faccia, che eravamo due persone uguali che stavano in una vecchia macchina a dire cose come senti che bel motore, senti come cambia bene le marce, mi è sembrato che in quel momento lì, finalmente dopo degli anni, io e mio padre avevamo fatto pace.