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a crismas carol pt.II

è da molto che non scrivo, è per via del fatto che ultimamente con il mio lavoro di fotografo ci sono dei problemi, c’è la crisi, lo studio dove lavoro ci sono in piedi di quei disastri allora son tribolato. tribolato vuol dire che va ben la crisi dello studio dove lavoro, che la crisi ultimamente ce l’hanno addosso tutti, ma mica posso stare qui ad aspettare di veder la nave che affonda. quindi ho dei progetti in testa, delle cose mie fotografiche, adesso è prematuro parlarne però insomma tutte queste cose, ho la testa che macina in una direzione soltanto, certi giorni arriva ad essere snervante, trovare anche le forze per scrivere è una cosa in più.

poi, volevo approfittare per raccontare, una settimana fa nel bel mezzo di tutti questi macinamenti fotografici è arrivato anche un deficiente a dirmi che secondo lui non ho passione per la fotografia. me l’avesse detto in un altro contesto storico avrei anche abbozzato, ma venire a dirmelo in questo periodo qui è stata una di quelle occasioni della mia vita in cui mi è venuta seriamente voglia di menar le mani. ma ci vuol pazienza con certa gente.

poi ora è natale, il natale se fosse per me continuerei tranquillamente a macinare con la testa, a programmare le cose che devo tirare in piedi nei prossimi mesi, che del natale da quando ho raggiunto l’emancipazione mentale non è che me ne sia importato più molto. e invece, pausa. che il natale lo passo coi miei genitori mia sorella a bergamo, questi giorni son fisicamente lontano dai progetti dai macinamenti mentali, e allora mi riposo la testa. ho comprato anche dei libri da leggere che ho del tempo per leggere. prima ero sul divano dei miei genitori, ozy che mi russava tra i piedi, stavo leggendo questo libro si chiama autobiografia della mia infanzia, ugo cornia, edizione 2010 topipittori dieci euro lo trovate in tutte le migliori librerie. e ugo cornia ha scritto dentro questo libro una cosa bellissima della sua infanzia che appena l’ho letta mi son venuti in testa tutti dei ricordi della mia, di infanzia. che questa cosa me l’ero completamente dimenticata e invece era proprio così, quando da piccoli andavamo al cinema coi genitori succedeva spesso una cosa che adesso sarebbe impensabile e invece a quei tempi era davvero normale, arrivavamo al cinema che il film era già cominciato da un bel pezzo, o stava addirittura per finire, entravamo in sala e ci sedevamo col film che stava finendo, guardavamo il finale. poi si riaccendevano le luci dopo dieci minuti il film ricominciava daccapo e vedevamo la parte del film che ci eravamo persi prima. quando arrivava il punto del film dove avevamo iniziato a vederlo, se era un bel film lo riguardavamo fino alla fine, altrimenti ci alzavamo e andavamo via.


chest pain waltz

son qua in ferie per un mesetto e la signorina è via non ho soldi per andarmene in giro che c’è la crisi, ne sto approfittando per ridipingere casa. poi tenendo conto del fatto che è un agosto un po’ così, da un punto di vista climatico, mi sono attrezzato ieri son passato da blockbuster che vendono i dvd a prezzi onesti fanno anche il tre per due. che sono uno di quei dinosauri in via di estinzione i film in dvd e i dischi di musica mi piace averli originali, non scarico mai niente. che anche a non essere un dinosauro, dove vivo io non arriva l’adsl ho una connessione lenta scaricare i film e la musica da internet non ci sarebbe verso anche a non voler fare i puristi.
allora ieri ho comprato un po’ di film, mentre ero lì che giravo tra gli scaffali ho visto una custodia c’era zach braff in copertina. zach braff è quello che fa scrubs, il telefilm, e a me piace molto scrubs. allora ho preso su questo film in dvd, si chiama last kiss. ma dai, non lo sapevo che braff avesse fatto questo film che non l’ho mai sentito nominare, l’ho comprato.

poi ieri notte era l’una passata ancora non riuscivo a dormire, che ultimamente dormire è diventata una cosa complicata, ho preso su last kiss ho iniziato a guardarlo.

parla di questi trentenni dei nostri tempi uno di questi trentenni ha la morosa resta incinta allora va un po’ giù di testa incontra una diciassettenne al matrimonio di un suo amico comincia a fare il cascamorto malandrino. e mentre guardavo questo film pensavo ma guarda questa trama, mi ricorda qualcosa, ma cosa mi ricorda. questo qua che si vuol ciulare la diciassettenne ad un certo punto si ritrova da solo in macchina e grida ma cosa cazzo sto facendo? cavoli questa trama, questa battuta me la ricordo, ci ho messo tipo mezz’ora prima di capirlo, eppure il titolo del film era un indizio anche abbastanza evidente potevo arrivarci prima, han rifatto pari pari l’ultimo bacio, 2001, scritto e diretto da gabriele muccino, con stefano accorsi giovanna mezzogiorno stefania sandrelli.

mica ispirato all’ultimo bacio. no. proprio uguale sputato, con gli stessi dialoghi. almeno da quel che mi ricordo, che l’ultimo bacio l’ho visto quando è uscito è passato del tempo lo avrei trovato anche gradevole come film se non fosse stato per accorsi che già in tempi non sospetti mi stava sulle balle.

guardavo questo film, ieri notte, ho preso in mano la custodia, sotto il titolo c’è scritto dallo sceneggiatore di million dollar baby e crash.

stai a vedere adesso che muccino ha sceneggiato million dollar baby e crash. vado a leggere chi è il regista, tony goldwyn. mah, non mi dice niente.

e a quel punto cosa dovevo fare, sono andato avanti a vedermi questo film dove nell’anno 2006 un produttore americano ha preso un film italiano del 2001, ci ha messo attori americani e l’ha rifatto uguale.

che ha fatto uguale anche delle cose che non stanno in piedi. tipo ci son due di questi trentenni che ad un bel momento si spaccano le palle della vita di merda che stan facendo decidono di partire per l’africa sai cosa fanno? fanno colletta vanno a comprarsi un camper scassato poi partono. che te dici, dall’italia, con un camper scassato se dio ti aiuta in africa ci arrivi anche. ma dall’america?

tutto uguale, il film. che matti sti registi americani.

poi verso la fine del film il regista non se l’è sentita, che si vede che si è reso conto che era troppo grossa, il pubblico americano non se la sarebbe mai bevuta una roba così, una cosa l’ha cambiata.

che nella versione originale di muccino c’è la diciassettenne, dopo la ciulata malandrina ormai sta andando tutto a rotoli, si presenta dal trentenne gli fa un regalino tenero, gli regala se non ricordo male ma secondo me mi ricordo giusto, un libro. siddharta, herman hesse, edizioni adelphi. stellina lei, studentessa diciassettenne italiana, il siddharta, ci può anche stare.

nella versione americanizzata, il regista tony goldwyn, l’unica roba che si è sentito in dovere di cambiare nella sceneggiatura, la diciassettenne ciulona si presenta con un cd masterizzato.


trentadue.

son stato a bergamo, sabato e domenica. ogni tanto vado a trovare i miei genitori, mia sorella.
sabato sera non c’era niente da fare, ho preso sono andato al cinema. non da solo, con la signorina. abbiam guardato su internet, abbiam scelto un film giapponese si chiama departures. abbiam scelto mica tanto, ha scelto lei che sapeva più o meno che roba era, io non l’avevo ancora sentito nominare, mi son fidato. mentre ero lì ho letto un paio di recensioni al volo su internet, di questo film giapponese departures, i giudizi della critica oscillavano tra poesia pura e una palla micidiale.
allora, siamo andati, io al cinema ci vado anche spesso, solo, una cosa che mi dispiace un po’, i cinema come quando ero giovane non ci sono più, i cinema dove mi capita di andare son tutti dei multisala, che sarà anche vero che ci si sta con le gambe stese larghe, sulle poltrone comode i braccioli giganti il popcorn la cocacola, tutte quelle cose lì. però ci son delle cose, ti assegnano il posto, questa cosa che ti assegnano il posto mi manda via di testa. che se vado a vedere avatar alla proiezione del sabato sera il primo fine settimana che è uscito, posso anche capirlo il posto assegnato, ma quando vado a vedere un film che non se lo caga nessuno, in una sala da mille posti siam dentro in venti, tutti lì ubbidienti come pecore pigiati sulla stessa fila con il resto della sala vuota, non si può nemmeno limonare un pochino.
che va bene ho trentanni abbondanti, al cinema non è  che mi venga più tanto da piantare chissà che limoni, però è vero che fino a quindici anni fa al cinema ci andavo anche per stare con le morose limonare far girare un po’ le mani, mi piaceva andare a cercare posti un po’ in disparte nelle file dietro, stare un po’ infrattato al buio senza gente intorno. nei multisala col posto assegnato si fa fatica a infrattarsi, far girare le mani oltre la barriera del bracciolo gigante.
allora, sabato sera ero a bergamo abbiam trovato su internet questo film giapponese departures da andare a vedere al cinema. a bergamo ci torno un po’ raramente, sabato ho scoperto che oltre ai multisala a bergamo ci sono dei dinosauri che cercano di sopravvivere all’estinzione, tre o quatto cinema ancora aperti di quando andavo al cinema quindici anni fa.
siamo andati, abbiam fatto il biglietto, ero lì col biglietto in mano, prima di entrare in sala mi è venuto il dubbio ho guardato, sul biglietto non c’era scritto il posto assegnato.
poi in sala c’erano le seggiole quelle piccole di legno col sedile ribaltabile l’imbottitura rossa. un po’ mi sono emozionato, ritrovare le vecchie seggiole di legno col sedile ribaltabile l’imbottitura rossa.

mica per altro, per chi non se ne fosse accorto è da un po’ che mi vengono i pensieri amarcord, che comincio ad avere una certa età, son qui incartato nelle bollette, sono lentamente entrato a far parte del sistema lavora guadagna compra, non ne vengo più fuori, ne ho un po’ piene le balle. sarà la crisi dei trent’anni, ogni tanto son qui che penso ah le robe eran meglio ai miei tempi. poi mi prendo per il culo per aver pensato che le robe eran meglio ai miei tempi, poi torno a pensare che però in effetti le robe eran meglio ai miei tempi.
son brutte le crisi dei trent’anni.

comunque, il film giapponese departures, avevan ragione le recensioni, poesia pura e andare a vederlo alla proiezione delle ventidue e trenta quando la notte prima hai dormito cinque ore scarse e poi hai guidato trecento chilometri e poi ti sei fatto pranzo e cena abbondanti, non riesci a restar sveglio fino alla fine.
solo, addormentarti sulle seggiole di legno col sedile ribaltabile l’imbottitura rossa, lo schienale basso, le ginocchia pigiate sul sedile davanti, le robe ai miei tempi saran state anche meglio, e va bene, ma le seggiole dei cinema dei miei tempi giuro non me lo ricordavo che eran così tanto scomode.


cinebrivido.

un film che può vantarsi delle critiche autorevoli di organi di divulgazione del calibro di gq, che lo definisce un capolavoro dei giorni nostri, e di grazia che dice una festa per gli occhi, io vado a vederlo assolucertissimamente. un peccato che anche men’s health non si sia sentito in dovere di dire la sua.ImagOfParn_span