Chi Sono
Non dite a mia madre che faccio il pubblicitario.
Lei mi crede pianista in un bordello.
Jacques Séguéla
nasco nel millenovecentosettantotto e i primi diciannove anni della mia vita li passo a Bergamo senza sapere cosa fare da grande. gli studi classici mi intorbidiscono il cervello e dopo sei mesi di università milanese mollo tutto e vado a vivere a Bologna. cresco un po’ e faccio lavori a casaccio, il libraio, l’assicuratore, il pony express, il cronista per Il Giorno, il tecnico del suono, tiro a campare e ancora non so cosa fare da grande. per sopperire alle carenze di affetto mi faccio dei regali. il giorno in cui compro una Zenith 122 scopro che da grande sarò un fotografo. FotoFede, un fotografo sessantenne col papillon sempre al collo e il negozio sotto casa mia, decide che sono bravo abbastanza da prendermi a bottega insegnandomi tutto quello che sa sulle pellicole, le ottiche, le camere oscure. tocco una Leica.
un po’ alla volta provo a diventare un fotografo come si deve. quello che FotoFede non è riuscito a insegnarmi lo imparo facendo l’assistente di altri fotografi bravi. comincio a lavorare fotografando matrimoni per uno studio. tantissimi matrimoni. ma l’eredità iconografica provinciale degli anni novanta mi porta a odiare la fotografia di cerimonia. sono costretto a portarmi dietro gli ombrellini colorati, i tulle, i filtri degradanti, il soft focus. devo fare le foto in posa, lei salta giù dalla panchina e lui la prende al volo, lui fa finta che la macchina è in panne, fa l’autostop e lei arriva e lo carica su. tremendo.
decido che voglio fare altro ed entro nel mondo dello still-life industriale e poi della fotografia di moda. prendo coraggio, apro la partita iva e comincio a collaborare con gli studi fotografici pubblicitari più importanti della zona. è dura perchè mi trattano come uno schiavo esecutore più che un professionista creativo. scatto le foto per le campagne pubblicitarie dei clienti più importanti e i meriti vanno allo studio, nessuno sa che esisto.
quando nel duemilanove arriva la crisi, lo studio che mi schiavizza comincia a lasciarmi a casa una settimana sì e una settimana no. durante le settimane libere non riesco a stare fermo, mi metto a cercare clienti. va così bene che mando tutti affanculo e apro una sala posa mia. tanta fatica, ma funziona. dopo un anno chiamo un vecchio amico, uniamo le forze e le cose vanno sempre meglio. meglio. non splendidamente. comunque quanto basta per crederci sempre di più ed espanderci. troviamo un vecchio capannone grande e inutilizzato da anni, con le travi di legno sul soffitto e il fiume che scorre fuori dalle finestre. in due mesi lo restauriamo e nasce Studio Love.
quattro anni fa, proprio durante il periodo dei grandi cambiamenti, ricevo la telefonata della mia ex morosa del liceo. sta per sposarsi e mi chiede di essere il suo fotografo. sono fuori allenamento, ma ci provo lo stesso. chiudo in un cassetto il retaggio provinciale anni novanta e faccio un reportage della giornata come piace a me. un po’ alla volta arrivano le richieste di altri amici, poi degli amici degli amici, poi si sparge la voce e le richieste aumentano.
non sono un fotografo matrimonialista, mi occupo di comunicazione e fotografia pubblicitaria. accetto di fotografare una decina di matrimoni all’anno per le coppie che apprezzano i miei reportage, il mio gusto, il mio modo di osservare.