trentadue.

son stato a bergamo, sabato e domenica. ogni tanto vado a trovare i miei genitori, mia sorella.
sabato sera non c’era niente da fare, ho preso sono andato al cinema. non da solo, con la signorina. abbiam guardato su internet, abbiam scelto un film giapponese si chiama departures. abbiam scelto mica tanto, ha scelto lei che sapeva più o meno che roba era, io non l’avevo ancora sentito nominare, mi son fidato. mentre ero lì ho letto un paio di recensioni al volo su internet, di questo film giapponese departures, i giudizi della critica oscillavano tra poesia pura e una palla micidiale.
allora, siamo andati, io al cinema ci vado anche spesso, solo, una cosa che mi dispiace un po’, i cinema come quando ero giovane non ci sono più, i cinema dove mi capita di andare son tutti dei multisala, che sarà anche vero che ci si sta con le gambe stese larghe, sulle poltrone comode i braccioli giganti il popcorn la cocacola, tutte quelle cose lì. però ci son delle cose, ti assegnano il posto, questa cosa che ti assegnano il posto mi manda via di testa. che se vado a vedere avatar alla proiezione del sabato sera il primo fine settimana che è uscito, posso anche capirlo il posto assegnato, ma quando vado a vedere un film che non se lo caga nessuno, in una sala da mille posti siam dentro in venti, tutti lì ubbidienti come pecore pigiati sulla stessa fila con il resto della sala vuota, non si può nemmeno limonare un pochino.
che va bene ho trentanni abbondanti, al cinema non è  che mi venga più tanto da piantare chissà che limoni, però è vero che fino a quindici anni fa al cinema ci andavo anche per stare con le morose limonare far girare un po’ le mani, mi piaceva andare a cercare posti un po’ in disparte nelle file dietro, stare un po’ infrattato al buio senza gente intorno. nei multisala col posto assegnato si fa fatica a infrattarsi, far girare le mani oltre la barriera del bracciolo gigante.
allora, sabato sera ero a bergamo abbiam trovato su internet questo film giapponese departures da andare a vedere al cinema. a bergamo ci torno un po’ raramente, sabato ho scoperto che oltre ai multisala a bergamo ci sono dei dinosauri che cercano di sopravvivere all’estinzione, tre o quatto cinema ancora aperti di quando andavo al cinema quindici anni fa.
siamo andati, abbiam fatto il biglietto, ero lì col biglietto in mano, prima di entrare in sala mi è venuto il dubbio ho guardato, sul biglietto non c’era scritto il posto assegnato.
poi in sala c’erano le seggiole quelle piccole di legno col sedile ribaltabile l’imbottitura rossa. un po’ mi sono emozionato, ritrovare le vecchie seggiole di legno col sedile ribaltabile l’imbottitura rossa.

mica per altro, per chi non se ne fosse accorto è da un po’ che mi vengono i pensieri amarcord, che comincio ad avere una certa età, son qui incartato nelle bollette, sono lentamente entrato a far parte del sistema lavora guadagna compra, non ne vengo più fuori, ne ho un po’ piene le balle. sarà la crisi dei trent’anni, ogni tanto son qui che penso ah le robe eran meglio ai miei tempi. poi mi prendo per il culo per aver pensato che le robe eran meglio ai miei tempi, poi torno a pensare che però in effetti le robe eran meglio ai miei tempi.
son brutte le crisi dei trent’anni.

comunque, il film giapponese departures, avevan ragione le recensioni, poesia pura e andare a vederlo alla proiezione delle ventidue e trenta quando la notte prima hai dormito cinque ore scarse e poi hai guidato trecento chilometri e poi ti sei fatto pranzo e cena abbondanti, non riesci a restar sveglio fino alla fine.
solo, addormentarti sulle seggiole di legno col sedile ribaltabile l’imbottitura rossa, lo schienale basso, le ginocchia pigiate sul sedile davanti, le robe ai miei tempi saran state anche meglio, e va bene, ma le seggiole dei cinema dei miei tempi giuro non me lo ricordavo che eran così tanto scomode.

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