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il prossimo paga per tutti.

ho fotografato un matrimonio, recentemente. ogni tanto mi capita.

sto facendo la postproduzione, che devo consegnar le foto, anche questa volta mi accorgo che una foto ogni tre che ho scattato c’è qualcuno con un cellulare in mano.

ora, io vi avviso, la prossima volta che esco a fotografare un matrimonio, giuro che lo faccio apposta di fotografarvi solo mentre avete un telefonino in mano.

così poi magari vi accorgete anche voi, in che mondo stiamo vivendo.

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oggetto: invio file fotografici e tentativo di spiegarle che il disonesto è lei.

Sig. Spruzzetto buongiorno.

Le sto inviando in questo momento le foto in alta risoluzione che precedentemente ho consegnato alla sua agenzia di comunicazione. A breve le arriveranno due email da Wetransfer contenenti i link per scaricare tutto il lavoro fotografico che per ragioni di peso è stato diviso in due invii diversi.

Sono stato questa mattina in banca a versare il suo assegno. Alla signorina in cassa ho chiesto di effettuare un controllo per verificare che l’assegno fosse coperto.

Nel chiederglielo ho provato una profonda vergogna. Nei suoi confronti.

Mi vergogno di trovarmi nella condizione di doverle ricordare che, nel momento in cui si compra qualcosa, è importante che il compratore, il cliente, abbia la copertura economica per poi pagarla, come è importante, nel momento in cui si accettano le condizioni poste dal venditore, o dal fornitore, lo chiami come preferisce, il compratore abbia poi la capacità di rispettare le condizioni accettate.

Mi vergogno perché mi sembra inammissibile che un fotografo trentasettenne debba mettersi a spiegare concetti così banali a un dirigente d’azienda ultracinquantenne.

Io per lei ho eseguito un lavoro. Mi avete cercato voi, mi avete chiesto un preventivo, lo avete accettato e io con tutta la passione che ho per il mio mestiere ho lavorato al meglio delle mie capacità e consegnato il lavoro nei tempi da voi richiesti.

Avete utilizzato le foto da me prodotte e avete stampato il vostro catalogo con soddisfazione.

Come da accordi da voi accettati ho inviato la mia fattura che non è poi stata pagata nei tempi previsti.

In qualità di responsabile ho provato a contattarla telefonicamente per due settimane e per due settimane si è fatto negare. Quando sono venuto di persona a chiederle spiegazioni ha cercato di mandarmi fuori dall’azienda prendendomi a spintoni e, cosa peggiore tra tutte, mi ha chiamato disonesto.

Vede, lei mi dà del disonesto, mi spintona, probabilmente è abituato male. È abituato ad avere a che fare con fornitori che non vengono pagati e che se la prendono in saccoccia o che al massimo mandano un decreto ingiuntivo e poi se la vedranno gli avvocati.

Questa volta le è andata male. Ha trovato me, la peggior persona che lei potesse provare a trattare come tratta normalmente i suoi fornitori. Ha trovato me che sono rimasto lì fino a quando non sono uscito con un assegno a saldo del debito che la sua azienda aveva nei miei confronti.

Lasci che le dica che da un certo punto di vista, però, le è andata bene. Sono uno di quelli che rimpiangono i tempi in cui se lei mi avesse dovuto dei soldi guadagnati onestamente, mi avesse preso a spintoni e mi avesse dato del disonesto, ecco io rimpiango i tempi in cui mi sarei sentito libero di farmi andare il sangue alla testa, di prenderla per un orecchio e farle fare il giro della zona industriale a pedate nel culo.

Sarebbe stato un gesto dalla duplice utilità. Sarebbe servito a me per tornare a casa a mente serena e, cosa più importante, sarebbe servito a lei per farle passare una volta per tutte la voglia di fare il furbo, a insegnarle a rispettare quelle elementari leggi sui rapporti commerciali.

Cose di questo genere purtroppo non si possono fare senza poi finire in questura. Mi creda, è un peccato. Ma non si preoccupi, è solo un mio rammarico. Devo fare i conti col fatto che sono nato nell’epoca sbagliata e forse mi sarei trovato più a mio agio nel medio evo. O anche solo negli anni settanta, non saprei.

La cosa che mi dispiace tantissimo, in merito a questa vicenda, è proprio questa. Che anche se sono tornato a casa coi soldi che mi doveva, non le ho insegnato nulla. Queste piccole vittorie, con gente come lei, non servono a nulla. Non ho contribuito a migliorare il posto in cui vivo. Lei non racconterà niente a nessuno, è fin troppo abituato a fare delle figure meschine, ad essere lei il disonesto, a farla franca il novantanove per cento delle volte, a giocarsi e a perdere senza rimpianti l’unica faccia che ha.

Sa bene che le andrà meglio la prossima volta che proverà e riuscirà a non pagare qualcun altro.

Sono tornato a casa coi miei soldi, ho ottenuto quel che volevo ma ancora mi vergogno per lei. Per la persona che è, e per tutte le persone come lei.

La sua condanna, sig. Spruzzetto, è essere la persona che è. La sua condanna è dover rispondere per tutta la vita “tutto bene” quando la sua signora le chiede come è andata oggi al lavoro. La sua condanna è di entrare in un concessionario e venirne fuori con un’inutile e costosissima auto presa a leasing che le servirà per andare a bere l’aperitivo vestito con abiti firmati di seconda scelta raccontando ai suoi pari dove trascorrerà le ferie. La sua condanna è quella di far parte di una classe dirigente che va in giro con il colletto della polo alzato per convincere tutti di essere vincente, un esempio da seguire.

La sua condanna è quella di essere una delle cause dello sfacelo che ci circonda.

Io mi vergogno. E le chiedo cortesemente di trovare un minuto per vergognarsi un po’ anche lei.
Potrebbe giovarle e potrebbe addirittura contribuire a migliorare un po’ il mondo.

Stia bene.

Aurelio Toscano – Fotografo

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date loro dei croissant.

questa cosa ci ho messo un po’ a decidere se scriverla oppure no.

il motivo per non scriverla era questo: visto che si parlerà di una gita a venezia con la signorina, ma una gita non proprio nostra, una gita proposta e organizzata da degli amici suoi, che un po’ alla volta stanno diventando anche amici miei ma che tecnicamente sono appunto amici suoi, non vorrei che questi amici suoi che un po’ stanno diventando anche miei poi leggono queste mie riflessioni sulla gita a venezia e pensano anche giustamente madonna che pigna nel culo il moroso della nostra amica la prossima volta non lo invitiamo, che se ne stia a casa sua.

e allora avevo pensato di non scriver niente. poi però ho pensato anche beh mica è colpa degli amici della signorina se nel mondo succedono delle cose strane che mi danno da pensare e poi da scrivere. e quindi oh, amici della signorina, se capitate qui a leggere questa cosa per favore non prendetevela, io a voi vi voglio già bene come se eravate degli amici miei.

bon, la captatio benevolentiae l’ho scritta, adesso posso andare avanti.

dicevo, è andata così, dai che sabato pomeriggio andiamo tutti a venezia c’è l’art night.

volentieri, che cos’è l’art night?

è una cosa che dalle sei di sera fino a mezzanotte aprono tutti i musei, le fondazioni private, si entra gratis ne approfittiamo andiam giù andiamo a vedere la collezione peggy guggenheim, poi c’è il museo del vetro il museo del profumo poi andiam per bacari a bere e a mangiare poi prendiamo l’ultimo treno e si torna a casa.

bellissimo. va bene andiamo, ho detto. poi ho pensato, eh, di sabato con le entrate gratis a venezia, vedrai che troiaio. ma me lo son tenuto per me. che ho pensato anche dai su stai sereno.

siamo andati. un troiaio.

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(bello questo finale. quasi quasi questo post lo tronco qui, che fa un bell’effetto, anche se volevo andare avanti a scrivere e a raccontare il casino che c’era dentro al guggenheim, veder il popolo che transumava in massa davanti alle opere senza capire un tubo, la sensazione che a volerla descrivere è una sensazione così: le opere d’arte sono riservate agli intellettuali paganti, ma per una volta apriamo la porta anche a voi zotici poveracci ignoranti così vi facciam contenti, dai su entrate, guardate senza capire niente e fate presto che c’è la fila. ecco, magari cercate di non sporcare troppo, l’uscita è da quella parte, grazie)

ansia da prestazione.

ieri sera sono andato a far prove con un gruppo. hanno dei casini col loro chitarrista mi han chiesto di andare a suonare con loro. ed ero contento, che i pezzi che fanno li conosco e son cose che suonavo col mio gruppo che si è sciolto un anno fa. e niente, dovevo suonare e fare le seconde voci.

solo, c’eran tre problemi grandi.

il primo è che quei pezzi non li suonavo da ormai un annetto, non è che me li ricordavo tanto bene.

il secondo è che nel vecchio gruppo eravamo due chitarre, ci dividevamo le parti, mentre invece in questo gruppo dove ho suonato ieri sera la formazione prevede una chitarra soltanto, dovevo far tutto io anche delle parti che non ho mai suonato.

il terzo problema è che io come cantante non è che sia un fenomeno, per fare i cori fatti bene nell’altro gruppo c’era voluto del tempo, e stare lontano dalle sigarette, e allenar la voce a fare delle cose alte, basse, non son mica facili i cori di quelle canzoni. e io invece ieri sera venivo da una settimana di raffreddore con la tosse, e quindi oltre che esser fuori allenamento ero anche pieno di catarrone non stavo mica tanto bene.

e quindi, non è che sia andata una meraviglia. suonare, ho suonato male. cantare, non mi veniva una parte decente neanche a prendermi a pedate.

beh, ma glielo avrai pur detto che eri fuori allenamento, che avevi i polmoni e la gola conciati male.

oh, beh sì e no, quando sei lì mica puoi stare tanto a giustificarti. che se no è come andare a letto con una la prima volta e per tutta una serie di motivi non fai una gran bella figura, mica le puoi dire porcocane che roba strana, eppure mi ricordo che con quella prima di te ce l’avevo d’acciaio.

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mosquito deep.

stavo pensando l’altra sera che ho dormito a casa mia, ma con tutti i ragni e ragnatele che lascio tranquilli sui soffitti della mia camera, della cucina del corridoio del bagno, che con tutta la fatica che fanno i ragni a far le loro tele mi dispiace sempre tirarli via non mi danno neanche fastidio, dico, con tutti sti ragni che girano indisturbati con le loro ragnatele fatte apposta per tirar su delle prede, possibile che ho la casa piena di zanzare?

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usa la forza giovane skywalker.

son stato di nuovo in ospedale stamattina a farmi controllare la medicazione. sono andato in ortopedia preso il numeretto ho aspettato il mio turno.

poi dopo un po’ mi han fatto entrare, l’infermiera mi ha fatto tirar giù le braghe, stendere sul lettino

dottor yoda il paziente è pronto per la medicazione, ha detto.

io ero lì col sedere per aria felicissimo che arrivava yoda a medicarmi, invece poi è spuntato il dottore, non era mica yoda.

ho guardato la targhetta appesa al camice, c’era scritto dottor rioda. avevo capito male.

mai una gioia.

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tra la fasi del lutto c’è l’accettazione.

ieri sera anzichè andare in giro a spaccarmi di birre come tutte le persone normali sono andato al pronto soccorso, che mi si è gonfiata la botta sul culo, una roba da matti, il male. sono entrato al pronto soccorso c’era l’infermiera all’accettazione che ha compilato il modulo mi ha fatto delle domande.

buonasera, son caduto in bici una settimana fa.

ed è caduto da solo?

sì non avevo passeggeri.

  

non pensavo così tanti.

ero qui sul divano mi è venuto un pensiero. ho preso su una calcolatrice. dal giorno che son nato son passati tredicimila e cinquecentotrenta giorni. 

non avrei mica detto.

  

grazie.

la scorsa settimana è passata qua in studio una nostra collaboratrice abbiam fatto recentemente un lavoro per un cliente stavamo parlando è saltato fuori che questo cliente le ha scritto un’email per ringraziarla del lavoro svolto.

beh mi son commossa, fa sempre piacere quando qualcuno si rende conto delle robe che hai fatto per lui e perde due minuti per dirti grazie, non capita mica spesso.

immagino. a me non ha mandato nessuna email di ringraziamento. in effetti, le ho detto, a me non è mai capitato che un cliente mi scrivesse per ringraziarmi. tornano quasi tutti quasi sempre a far altri lavori, che si trovan bene a lavorare con me. ma mai uno che si sia sentito in dovere, oltre che di pagare, anche di scrivermi una lettera di ringraziamenti, di complimenti.

ma dai, sul serio?

sì. ma credo sia colpa mia, che sono un po’ un orso. al mio socio l’anno scorso invece gli è capitato. che lui secondo me piace di più alla gente. ha fatto un lavoro per una ditta, è venuto bene, a fine lavoro gli han mandato una lettera piena di complimenti e di ringraziamenti, gli hanno pure fatto un regalo.

ma dai.

sì. solo che poi quest’anno il lavoro l’han fatto con un altro fotografo che costava di meno.

grazie

il senso della vita pt. II

questa cosa la scrivo per veder se nel frattempo smette di piovere. che stamattina ho lavato la macchina faceva schifo era tutto l’inverno che non la lavavo. c’era il sole l’ho lavata poi l’ho lasciata qui fuori dallo studio sotto la tettoia sono andato a fare un giro in bici son tornato ora che piove e insomma, mi spiace bagnar la macchina appena lavata stamattina dopo dei mesi che non la lavavo.

magari se perdo un po’ di tempo a scrivere smette di piovere e poi la riporto a casa ancora pulita.

e allora, cosa volevo dire, ho lavato la macchina poi sono andato al supermercato a prender delle barrette energetiche da sportivi, che era da ieri a pranzo che non mangiavo niente, ho pensato proviamo queste barrette energetiche per gli sportivi, così anche se non mangio da un po’, son dei giorni che mi sto trattando un po’ male, magari mi danno dell’energia per fare un giro in bici. ho mangiato anche una banana.

poi son partito. e siccome è un periodo di grande introspezione e di grande mancanza di eventi atletici ho pensato dai che facciam come l’altra volta che ero senza allenamento avevo anche fumato delle sigarette, andiam su in cansiglio così mi viene un bell’infarto e non ci pensiamo più.

e infatti sono andato.

e mentre andavo su avevo in testa di nuovo la stessa canzone dell’altra volta, che è anche da un po’ che non ascolto quel disco, e casualmente mi è rientrata in testa me la cantavo tra un tornante e l’altro. mancavano gli slacai sfrappolati con le castagne matte, che ormai è primavera, l’altra volta era autunno, mentre invece le riflessioni sul senso della vita erano ancora più o meno le stesse.

solo, questa volta non ce l’ho mica fatta ad arrivare in cima. a metà salita mi stava venendo un infarto sul serio ho dovuto fermarmi. poi ho provato a ripartire ma dopo dieci metri ho detto va beh. e son tornato giù.

mi è dispiaciuto tanto. che anche altre volte in passato sempre senza allenamento mi son trovato su una salita col cuore che mi saltava per aria, poi un pochino alla volta in qualche maniera arrivavo fin dove dovevo arrivare. questa volta ho rinunciato. non ho ancora deciso se dar la colpa al corpo o alla testa, proprio non so. ho rinunciato e basta.

e poi si è messo a piovere e ieri sera c’era un tempo un po’ così stavo guardando un film, ad un certo punto c’era questa battuta che diceva signorino bruce lo sa perchè cadiamo? per imparare a rialzarci.

mentre stavo tornando in studio pioveva son caduto con la bici in mezzo a una rotonda. uno di quei bei voli che ti parte la ruota davanti e finisci steso con tutta la parte sinistra del corpo che batte per terra e scivoli via e le macchine dietro che si fermano per non passarti sopra e tu che ti rialzi facendo segno alle macchine ferme che va tutto bene, che posson ripartire tranquilli.

sto bene eh, mi fa male tutto quanto, ma cammino sto bene è tutto apposto, i soliti sbreghi su gomito e ginocchio e tutta la chiappa sinistra nera. una caduta in bici normalissima, niente di mortale. solo un gran male diffuso.

e allora mentre tornavo in studio dopo la botta con la bici a mano mi è ritornata in testa quella battuta del film di ieri sera, signorino bruce lo sa perchè cadiamo? per imparare a rialzarci. e ho pensato ma porcocane è una vita che cado sempre allo stesso modo, in curva sul bagnato, mi son rialzato tutte le volte, potrei scriverci dei libri sul cadere in curva sul bagnato e poi rialzarsi.

solo che io arrivato a questo punto vorrei tanto cadere in maniera diversa, per una volta, imparare a rialzarmi in una maniera nuova.

nel frattempo ha smesso di piovere. vado a casa a disinfettarmi.

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