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certe volte la gente è strana.

son tre notti di fila che dormo poco, stamattina mi son svegliato alle sei del mattino mi son rotolato un po’ nel letto poi mi son tirato su con calma ho fatto la doccia alla ozy che è stata in gita qualche giorno dai suoi amici bassotti ciuloni è tornata che puzzava come il demonio. già ieri sera si intuiva che c’era bisogno di fare un lavaggio straordinario, quando mi son svegliato ho avuto la conferma, una roba che non si respirava tra me e lei non si capiva chi aveva più bisogno di una doccia, diciamo pure che ne aveva più bisogno la ozy ma anche io che son tre notti che non dormo mica profumavo di mughetto, ci siam lavati un po’ tutti. poi mi son ricordato che la cucina aveva bisogno di una sistemata, ho  pulito la cucina poi son venuto in studio. con calma. che mi son fermato a fare colazione al bar ho incontrato uno che conosco abbiam fatto due chiacchiere.

e mentre venivo qui in studio ho pensato una cosa. che non sarò ancora diventato ricco, anche se mi riprometto di diventarlo prima o poi, ma almeno una cosa buona nella vita l’ho fatta. avere un lavoro mio che la mattina non devo correre come un deficiente per arrivare in orario, che posso fare le cose con calma, cominciare quando voglio, finire quando voglio.

che il dolore più grande da un punto di vista scolastico e lavorativo me l’ha sempre dato l’obbligo di dovermi svegliare presto per sottostare agli orari di qualcun altro, non potermi tirare su con calma. e infatti adesso non è che mi sveglio alle dieci del mattino. mi sveglio comunque prestissimo. ma con la libertà interiore che se mi vien voglia di girarmi dall’altra parte, è un problema solo mio.

poi, volevo dire, questa settimana abbiamo qui una ragazza in studio, una stylist. stiam facendo un lavoro per un cliente della moda bambino, abbiamo in studio questa collaboratrice esterna. e io non lo so, avrà ventitrè ventiquattro anni, è arrivata che ci dava del lei, a me e al mio socio, il primo giorno. le ho spiegato subito che qui non ci si dà del lei, siam gente serena giovane dentro. poi ieri ad un certo punto io avevo dormito poco il mio socio aveva dormito meno di me, era pomeriggio avevamo un umore un po’ così abbiam detto oh, facciamo che andiamo a mangiarci un gelato. e siamo andati. io, il socio, la collaboratrice esterna. e mentre ero lì con la coppetta in mano, in piazza flaminio a guardar le case dall’altra parte del meschio a pensare tra me e me ai miei casini, avevo in parte questa collaboratrice esterna che aveva voglia di far conversazione mi ha fatto una raffica di domande anche molto personali io ad un certo punto mi son dovuto imbarazzare.

testa-nella-sabbia


ci si è alluvionato lo studio.

ha piovuto il fiume ha esondato ci siam ritrovati nel fango ci siam tirati su le maniche e le braghe son venuti degli amici e in due giorni abbian ripulito tutto.

la vita certe volte è così. sei lì che tiri avanti e magari trovi anche il tempo di lagnarti perché ti sembra sempre che quello che fai non sia mai abbastanza, perché i clienti son rognosi, perché fai fatica a farti pagare i soldi che ti devono perché speri che dopo aver pagato le tasse avanzi ancora qualcosa per andare in vacanza una settimana. e magari trovi il tempo anche per provare delle invidie per quelli che i problemi così non ce li hanno, che son sempre felici abbronzati col macchinone con la barca con l’aperitivo con l’amante con l’armadio pieno di soldi neri.

poi una domenica mattina ti capita un casino grosso, che ti ritrovi coi piedi nell’acqua e l’unica roba che puoi fare è metterti lì e risolvere il problema. e sperare che qualcuno abbia voglia di darti una mano.

e poi si ricomincia canticchiando new day rising deli husker du. io normalmente, dopo le esondazioni, la canticchio in questa versione qui dei motorpsycho.

voi che siete più commerciali e dalle orecchie delicate potete canticchiare all’occorrenza questa versione qui sotto, che è un po’ più a modino.

 


sulla merdizzazione interiore.

qualche giorno fa ero in giro per conegliano sullo stradone che attraversa il centro, ero insieme al mio socio fotografo avevamo parcheggiato stavamo andando a piedi da un cliente. vestiti anche bene.
e stavamo parlando delle nostre cose ad un certo punto il mio socio fotografo dice aspetta un attimo che tiro su la catena alla bambina.
mi giro, c’era una mamma con una bimba avrà avuto quattro anni, indiane, avevano anche i loro vestiti tipici indiani, la mamma era lì che stava cercando di tirar su la catena a questa biciclettina rosa.
che io non le avevo nemmeno viste, il mio socio in un attimo è andato lì ha detto alla signora aspetti faccio io e si è messo a trafficare sulla biciclettina. mi son messo lì anch’io.
abbiam ribaltato la bici, io più che altro tenevo ferma la biciclettina e davo dei consigli.
che la catena era scesa sia dall’ingranaggio davanti che da quello dietro, poi la catena era protetta da un coso di plastica, è stata un’impresa un po’ complicata il mio socio ha tirato giù il coso di plastica tira e molla alla fine ce l’ha fatta, a rimettere apposto la catena tutto come nuovo.
la bimba era contenta, anche la mamma, ho detto alla bimba beh, dagli un bacio al mio socio fotografo, gli ha dato un bacino sulla guancia, ci hanno ringraziati, sono andate via.
ho guardato il mio socio fotografo, aveva tutte le mani nere di grasso della catena, ci siam guardati un attimo come dire ecco, le cose che succedono ai super eroi. c’era lì una fontanella, ha preso un po’ di terra dall’aiuola ha iniziato a sfregarsi le mani a lavarsi, è riuscito a pulirsi un po’, siamo poi andati dal cliente.
da tutta questa avventura, mi son venuti due pensieri, il primo, l’ammirazione per la naturalezza del gesto con cui il mio socio fotografo ha visto la mamma e la bambina in difficoltà e si è fiondato a dare una mano. non so come spiegarlo, è stato proprio un gesto paterno molto bello, sarà che il mio socio fotografo ha tre figli, magari certi istinti ti diventano spontanei immediati quando sei un papà. magari gli sarebbe venuto spontaneo e immediato anche se non aveva i tre figli, che il mio socio fotografo io lo devo dire è proprio una bella persona. però insomma, mi ha lasciato lì così fatto che non ci abbia pensato un attimo e si sia precipitato a imbrattarsi le mani di grasso.
e allora mi è venuto il secondo pensiero, che mi son sentito una merda. intanto perchè io la mamma e la bimba in difficoltà non le avevo nemmeno viste. e in effetti devo averle viste per forza, perchè erano lì dove stavamo camminando noi, e come le ha viste il mio socio fotografo devo averle viste per forza anche io. e quindi mi è venuto il dubbio che magari invece le ho viste, ma il mio cervello già proiettato sul dover andare vestito bene dal cliente, proiettato a pensare alle cose da dover dire al cliente eccetera, il mio cervello non me le abbia fatte notare, la mamma e la bambina. e poi mi son sentito ancora di più una merda per via del fatto che se anche il mio cervello me le avesse fatte notare, io non lo so se mi sarebbe venuto l’istinto spontaneo immediato di mettermi lì a tirar su la catena alla biciclettina.
che le cose come il rischiare di far tardi, di sporcarmi tutte le mani di grasso prima di andare da un cliente, io probabilmente avrei fatto finta di niente e avrei tirato dritto. e questo, ho pensato, deve essere il risultato di anni e anni di merdizzazione interiore. perchè così come ho il sospetto che in quel momento probabilmente avrei tirato dritto, ho anche la certezza che qualche anno fa non ci avrei pensato un secondo e mi sarei fiondato sicuramente ad aiutare la mamma e la bimba in difficoltà, anche se poi mi sporcavo le mani non sarebbe stato un problema.
e invece adesso forse lo sarebbe stato, un problema. questa cosa, del mio cervello che una volta era un cervello normale con degli istinti naturali spontanei e adesso si deve esser trasformato in una merda che dà la priorità al non sporcarmi le mani di grasso prima di andare da un cliente, mi ha fatto sentire uno schifo.
e oltre a sentirmi uno schifo, ho provato dell’invidia per l’istinto naturale spontaneo, paterno o non paterno non saprei dirlo, del mio socio fotografo.
poi ho pensato che è anche una cosa molto bella avere un socio fotografo così. sapevo già che di robe da insegnarci a vicenda ne abbiamo un bel po’, da un punto di vista strettamente fotografico, però ora so che lui ha da insegnarmi anche delle cose da un punto di vista strettamente legato alla capacità di stare al mondo.


creatività, sempre.

dice, ho un cliente che fa lampadari, così per hobby si è messo a produrre anche dei dildo di cristallo, ha chiesto se glieli fotografiamo. poi se siam bravi ci fa fotografare anche i lampadari.

ma dai. bello. e come dobbiamo fotografarli questi dildo?

ha detto che possiam fare quel che vogliamo.

beh. io li farei ambientati.