chest pain waltz pt.II
una roba non tanto bella del vivere nei posti piccoli, tipo vittorio veneto, è che la gente chiacchiera e anche se tu di indole non sei tanto portato a farti i cavoli della gente, comunque devi conviverci in qualche maniera ogni tanto ti ci ritrovi coinvolto, nelle chiacchiere.
nel senso che poco fa ero a un concerto con un mio amico, si stava così bene a sentir la musica seduti in terza fila sulle seggiole di plastica, ad un certo punto al mio amico gli arriva un messaggio sul cellulare mi fa vuoi saper l’ultima notizia bomba?
mah. dimmi.
hai presente quella giovane che ti ciulicchiavi un paio di anni fa?
eh.
adesso sta col babbo della tua ex morosa.
ma dai.
che lì per lì mi ha sconvolto il giusto. più che altro per via del fatto che il babbo della mia ex morosa è un uomo talmente di merda talmente viscido che chiunque abbia un minimo di buongusto gli verrebbe voglia di appiccicarlo al muro dopo i primi venti secondi che ce l’ha davanti.
comunque, questa cosa mi ha sconvolto poi dopo, mentre ero in macchina, tornavo a casa. che ho riflettuto, mi è venuto in mente che un po’ tutte le donne con cui sono stato in passato, nel corso della mia onorata carriera, tutte queste donne hanno delle situazioni familiari che a vederle dall’esterno sono angoscianti. tutte delle storie di abbandoni, di padri che son scappati via, di mamme trottoline, di parenti nonni zii disgregati e oppressivi, delle merde incagabili. e mica solo queste due del chiacchieramento di poco fa, dico proprio anche le altre, di quei disastri che se un giorno decido di scriverci un libro magari vien fuori anche una roba interessante. e il problema non son tanto i genitori e parenti vari casinisti, no, più che altro son gli effetti devastanti che hanno avuto sulle donne con cui sono stato. da matti, veramente.
che poi mi direte e tu? che parli tanto, sarai mica messo meglio?
io, che parlo tanto, son devastato pure io, che discorsi, che la mia famiglia un po’ di danni me li ha innegabilmente fatti. però tutto sommato ne son venuto fuori anche discretamente, e comunque quelli che mi han messo al mondo se si amano tanto non lo so, però sono ancora lì che prendono e si fanno dei giri insieme, hanno ancora la forza per sopportarsi, per sopportarmi e per esserci quando ne ho bisogno.
forse il discorso è un po’ più sottile. è che quando mi guardo intorno e vedo come vanno a finire le famiglie della maggior parte della gente che conosco, veder la disperazione, vedere i danni che provocano, pensare che un giorno potrebbero capitare anche a me le stesse cose, quasi mi passa la voglia di figa.
come sei sottile
10 agosto 2010 alle 11:00 am
L’espressione “mamma trottolina” è meravigliosa.
10 agosto 2010 alle 12:18 PM