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e poi mi sono rotto il cazzo.

sono andato a teatro ieri sera, mi son seduto è iniziato lo spettacolo, hanno aperto il sipario è arrivato il freddo. che in platea si stava bene al caldino, appena si è aperto il sipario si vede che il palco non è riscaldato, tutto il freddo che c’era sul palco ci è venuto addosso, una ventata. e poi le vecchie maledette. che sono abituate a stare a casa a guardare la televisione a commentare ad alta voce coi mariti, e questa intuizione è di alce non mia, e allora si sentono in dovere di commentare ad alta voce tutto quel che succede sul palco. ma non hanno freddo a piedi nudi? cosa ha detto? è finito?
e poi i cellulari con la vibrazione che suonano per minuti interi, e le bestemmie. e poi ho iniziato a contare i colpi di tosse del pubblico ho smesso di contare dopo i primi cento. e poi guardavo le cose, i pannelli sul soffitto e sui lati del teatro angolati per riflettere tutta la voce che arriva dal palco verso il pubblico, le luci, come le avevan posizionate, quanto poco spazio c’è per le gambe sulle poltrone del teatro da ponte, quando mi sono alzato alla fine un mal di schiena. e poi guardavo come appoggiava i piedi la protagonista quando camminava, ad ogni passo le dita andavano ad appoggiarsi a terra a ventaglio, dal dito piccolo all’alluce.
e poi lo spettacolo finiva, finivano gli applausi, e poi quando sembrava che era finito tutto davvero si è affacciato l’assessore dalle quinte, e il pubblico a far l’applauso all’assessore, così per ridere. e viva il parroco ha detto alce. ma l’intuizione di viva il parroco è mia, mi stava citando.
e poi siamo andati a bere delle birre.
e poi sono andato a dormire.