una cosa pulita.
sabato scorso ero a fare un lavoro lontano da casa son stato via tutto il giorno son tornato alle due del mattino della domenica.
e poi domenica mi son svegliato ho detto sai cosa facciamo oggi, visto che le scarpe da montagna me le son dimenticate a casa mia, oggi ce ne andiamo al mare. e visto che ci si era svegliati tardi, il mare qui vicino non è che mi piaccia moltissimo, e il mare in generale non è che sia proprio la mia meta preferita e se mare dev’essere in genere preferisco andare giù per la croazia, visto che ci si era svegliati tardi e io nello specifico mi ero svegliato con questa voglia di stare a ciondolare tutto il giorno e vedere il mare e sentir l’aria che si sente al mare, siam partiti siamo andati a caorle.
ad un certo punto stavamo facendo una passeggiata dentro al paese ci siam fermati a fare due chiacchiere seduti su una panchina e ho visto una cosa. sono arrivati un ragazzo e una ragazza giovani, vent’anni a testa magari anche meno, si sono incontrati lui era in bicicletta lei è arrivata a piedi. e in un attimo lei è montata a sedere sul manubrio della bici, rivolta verso di lui, coi piedi appoggiati sulla canna di questa bicicletta da donna, e lui, il ragazzo, è partito a pedalare con la ragazza seduta davanti che gli diceva dai andiamo vai da quella parte. e sono andati via.
e io lì che li guardavo son rimasto affascinato da questa cosa. che è durata un attimo e mi è sembrata una cosa semplice e rara, ma di una semplicità una rarità che devo spiegarlo, cosa mi ha affascinato.
che io son degli anni che vado sostenendo una tesi, una teoria, un pensiero mio. è che noi della nostra generazione non siam capaci, non siamo pronti a vivere quello che stiamo vivendo, nessuno ci ha spiegato cosa dobbiamo fare.
provo a spiegare, che è una tesi, una teoria, un pensiero mio che è lungo e articolato ed è anche facile da travisare. ma visto che oggi pomeriggio non ho niente da fare ed è da un po’ che non scrivo una roba un po’ lunga, ecco.
il pensiero mio è questo: che nella maggioranza dei casi noi tutti della nostra generazione, dico maschi e femmine, siam cresciuti con dei genitori che si son voluti più o meno bene per tutta la vita. con delle mamme che se non si son sposate vergini c’è mancato poco, con dei papà che si son fatti un mazzo a tarallo per tutta la vita per tirar su delle famiglie comprare delle case avere una stabilità. e insomma i nostri genitori nella maggior parte dei casi si son sposati che eran giovani. e in generale c’eran delle dinamiche più semplici. faccio un esempio. se mio papà e la mia mamma quando ancora non erano mio papà e mia mamma, e non erano neanche sposati, diciamo che erano morosi e basta, se in quel momento lì arrivava uno che voleva fare il cascamorto con la mia mamma, prima di riuscire anche solo a vederla da vicino, o a telefonarle, doveva superare tante di quelle difficoltà tecniche che ce le abbiamo avute anche noi di questa generazione. voi che avete la mia età avete mai provato quando eravate giovani a telefonare a una per chiederle di uscire? al telefono di casa rispondeva la sua mamma, non era mica facile.
e mettiamo caso che uno ci provava, a fare il cascamorto con la mia mamma, se non era bravo abbastanza in mezza giornata lo sapeva tutto il paese, ed eran tempi e posti in cui il mio papà, che ai tempi di questo esempio che sto facendo era un ventenne siciliano, mica stava lì a chiedersi se mia mamma poteva gestirsela da sola questa cosa, prendeva su la sua vespetta andava da questo qui che ci aveva provato con la mia non ancora mamma e più o meno gentilmente gli faceva capire che se si azzardava di nuovo era un uomo morto.
è un esempio, eh, che non so nemmeno se mio papà ce l’aveva, la vespetta. però, dico, la dinamica normale socialmente accettata era quella. poi ad un certo punto si sposavano facevan dei sacrifici avevano un lavoro stabile, prendevano delle decisioni insieme, compravano una casa facevano dei figli, il padre di famiglia decideva quando era ora di cambiare la macchina e stavano insieme per tutta la vita nonostante le difficoltà.
e c’era tutta un’altra serie di dinamiche. tipo che l’aperitivo, fino alla generazione prima di noi, era il padre di famiglia che tornando da lavoro si fermava a bere un bianco al bar (e questa l’ho presa dal mio amico alce).
la discoteca non era la discoteca, era la balera in estate che i morosi portavan le morose a ballare.
le feste erano i papà che accompagnavano le figlie alla festa e tornavano a riprenderle alle undici e mezza.
e ora attenzione, perchè è qua che rischiate di non capire un cazzo di quello che sto cercando di spiegare. io non voglio dire che queste dinamiche erano belle e perfette e che le vorrei uguali anche adesso. non sto dicendo questo. anzi, diciamo che su tante robe son delle dinamiche che non mi piacciono mica tanto.
dico solo che noi siam cresciuti, siam stati tirati su, secondo questi ideali. è lo scenario in cui più o meno tutti noi ci siamo formati. e vuoi o non vuoi sono queste le dinamiche che la nostra testa vede come normali. alle quali siamo stati abituati. lo chiamano imprinting, se vogliamo proprio usare una parola straniera.
e i nostri genitori come son venuti su? con gli stessi ideali, perchè i nostri nonni son venuti su anche loro con questi ideali qui e i bisnonni pure. cambiava il contesto sociale, ovvio. hanno avuto anche loro a che fare con problemi generazionali diversi, con l’arrivo del telefono, con la televisione, coi motorini, con le minigonne, i diritti al voto alle donne, la liberalizzazione del divorzio, con la droga con un sacco di rotture di maroni nuove per cui ogni generazione ha dovuto in qualche maniera adattarsi e fare dei cambiamenti. però diciamo che gli ideali, gli obiettivi da raggiungere, e i ruoli – ecco questo è importante, i ruoli – erano abbastanza chiari a tutti.
e ricordiamoci ancora che non sto dicendo che eran belli e perfetti. dico solo che quelli erano, che piacessero o no. e che son stati quelli per un mucchio di generazioni di persone che hanno avuto, nonostante i cambiamenti normali della società, un punto di riferimento. una normalità a cui potersi aggrappare, per saper come comportarsi nei momenti in cui serviva sapersi comportare.
ecco, chiedo: voi riuscite a immaginarvela vostra mamma che a trent’anni andava a farsi l’aperitivo con le amiche truccata e vestita da gara e che tornava a casa ubriaca alle quattro del mattino mentre il vostro papà passava le serate a giocare con la playstation a parlare di figa e a fumarsi le canne coi suoi amici? ve li immaginate vostra mamma e vostro papà che da giovani si facevano i selfie provocanti e avevano i rispettivi amici piacioni che gli mandavano i messaggetti su facebook per sondare il terreno? ve lo immaginate vostro papà che c’è un altro che ci prova con la mamma su wozzap e che se ne sta buono buono mentre la mamma risponde ai messaggetti che le arrivano a ora di cena?
no vero? a noi di questa generazione qui stanno succedendo delle cose che non siam preparati nè a farle, nè a subirle. ma mica perchè siamo stupidi, perchè semplicemente stiam facendo delle cose inventandocele di sana pianta. ma senza avere qualcuno che le abbia fatte prima di noi, neanche lontanamente simili, e che ci abbia spiegato come si fa.
ai nostri figli gli andrà meglio. già ai dodicenni di adesso gli va meglio.
faccio un altro esempio: io se a dodici anni volevo tirarmi una sega dovevo prima impazzire a far sparire dei postalmarket dal salotto. o in assenza del postalmarket consumarmi gli occhi sulla pubblicità della wonderbra. che son più o meno le difficoltà simili che avranno avuto mio papà mio nonno e mio bisnonno nel cercare di tirarsi una sega quando avevano dodici anni. poi per forza che per noi di queste ultime generazioni il sesso è una roba che occupa una percentuale altissima dei nostri pensieri.
dalla generazione successiva alla mia è cambiato tutto. fin da piccini hanno tutti un cellulare attaccato a internet dove c’è totale accesso alla pornografia in tutte le sue forme ed espressioni. ed è talmente facile accedervi che tutta la loro formazione sessuale adolescenziale non c’entrerà nulla neanche lontanamente con quella mia. nel senso che secondo me nemmeno gli interessa, il sesso. che curiosità puoi avere per una roba che è completamente accessibile? nessuna. ieri ero al bar seduto con altra gente a mangiare una granita dopo pranzo. dietro di me c’eran tre ragazzetti ventenni. sentivo i discorsi, han parlato per tre quarti d’ora di goku, di supersayan, di pokemon.
i nostri figli non saranno mica come noi, senza dei punti di riferimento. avranno noi che siam stati i primi a dover sopravvivere ai telefonini ai social network ai wozzap. e che, se saremo sopravvissuti, gli spiegheremo come si fa a sopravvivere. loro saranno più fortunati.
noi, invece, siamo nella merda.
ecco, questo è il pensiero che ho nella testa da qualche anno.
che quando domenica ho visto il ragazzo che pedalava con la ragazza seduta sul manubrio, mi sembrava una roba semplice, rara. pulita.