poi dice che gli imprenditori si suicidano. per forza. pt.II
un po’ di tempo fa avevo scritto questa cosa, magari ve la ricordate anche. e niente, volevo dire che alla fine la scemata l’ho fatta.
prendendola un po’ larga, come al solito.
ogni tanto mi chiedo se questo approccio non sia solo una mascherina che uso per nascondere il fatto che non ho il coraggio di spendere i soldi che servono tutti in una volta per entrare semplicemente in un negozio e comprare la bici da corsa in carbonio, l’impianto stereo da ventimila euro, l’orologione, la chitarra più costosa, la macchina nuova, o anche quella storica ma già bella e restaurata. oppure per andare in cerca di uno spazio dove lavorare già perfetto pronto e pulito, anziché mettere apposto i capannoni settecenteschi abbandonati.
poi però ci penso bene e no. è proprio che la parte che mi piace di più, nel possedere degli oggetti, è quella di prenderli smontarli capire come funzionano aggiustarli metterci un sacco di tempo rovinarmi le mani imparare delle cose fare dei lavori che non avevo mai fatto prima.
anche questa volta, come tante altre in passato, ho un po’ la sensazione di aver fatto il passo più lungo della gamba. però oh, vedremo come andrà a finire.
visto che l’impresa è abbastanza titanica, stavo anche pensando che se qualcuno ha voglia di approfittare dell’occasione per scoprire come si rimette insieme una macchina che è stata nuova più di quarant’anni fa e che negli ultimi vent’anni è rimasta ferma a far ruggine può tranquillamente venire qui e darsi da fare.